Giornata mondiale dei bambini di strada: l'impegno dei salesiani per dare una casa ai talibés di Dakar

Ieri è stata  giornata mondiale dei Bambini di Strada. Non è una giornata famosa, pubblicizzata, con tutto il tamtam mediatico di altre giornate mondiali. Ed è un errore. Milioni di bambini vivono per strada, dormono nei mercati, si guadagnano da mangiare con piccoli espedienti, ai limiti o oltre il labile confine di una legalità che per chi lotta per sopravvivere è un concetto senza alcun senso.

CHI SONO DAVVERO I BAMBINI DI STRADA?

Si tende a vedere la tematica dei bambini di strada come un fenomeno monolitico, spesso con equazioni semplicistiche. Due grandi casistiche vengono immediatamente proposte al nostro immaginario: il bambino o la bambina lasciano definitivamente un nucleo familiare disgregato, per cause di povertà, di abuso o di abbandono; oppure essi non hanno più nessuno al mondo, per la guerra, per incidenti o per disastri umani o naturali.

La realtà è invece sempre più sorprendente rispetto ai nostri schemi mentali. A Dakar, ad esempio, circa 50.000 bambini vivono per strada tutto il giorno e, a volte, anche di notte. Si tratta dei talibés, gli allievi delle scuole coraniche (daaras). Vi abbiamo già parlato di questo fenomeno adesso, insieme ai Salesiani di Don Bosco, abbiamo deciso di continuare ad agire per provare ad arginare questa situazione, a diversi livelli.

A livello politico, il VIS è in Senegal attore recentemente entrato nei gruppi tecnici relativi al settore dell’educazione. In questo senso, sosteniamo la strategia del Governo che punta ad integrare gli allievi delle daaras nel sistema educativo senegalese, garantendo una loro modernizzazione e dunque il rispetto dei diritti umani di base per i loro allievi, ponendo così un freno allo sfruttamento dei bambini ed anzi aumentando le opportunità educative al servizio dei minori fuori dal circuito scolastico formale.

IL LAVORO DEI SALESIANI PER AIUTARE I "BAMBINI MENDICANTI"

A livello strategico, abbiamo partecipato ed animato, su richiesta della Comunità Salesiana di Dakar, un workshop di riflessione sulla tematica dei “bambini mendicanti”, che ha coinvolto una mezza dozzina di istituzioni che si stanno battendo da anni per i diritti dei talibés a Dakar e a Thiès. Una giornata intensa, iniziata con una riflessione sulle attività di Don Bosco realizzate per questo gruppo così particolare negli ultimi anni e continuata con una bella condivisione delle organizzazioni partner. Gli approcci sono vari: dalla creazione di comunità di accoglienza (come il Centro SPER di Yoff, aperto sin dal 1994), all’organizzazione di attività concrete di supporto ai diritti di base, come cibo, gioco e istruzione (Associazione AidonslesTalibés), all’approccio integrato e professionale di SOS Village d’Enfants che supporta anche le daaras nello sviluppo di attività generatrici di reddito in modo da impedire la mendicità dei suoi piccoli ospiti, al Centro di recupero di Thiès gestito da un ex-talibé, Mame Cheikh. Alcune piste di riflessione sono emerse come fondamentali per la continuazione dell’opera Salesiana verso i talibés:

  • avere un approccio integrato, che operi in modo sinergico sui bambini, sulle famiglie d’origine, sui marabouts, sull’ambiente; essere in rete con le organizzazioni del territorio e le autorità pubbliche;
  • identificare una zona d’intervento più definita ed un gruppo target precisotalibés o anche ex-talibés (che hanno grandissime difficoltà nel reinserirsi nella società senza competenze né di base né specifiche);
  • investire nella relazione interreligiosa con i marabouts, per creare un vero partenariato su basi solide e che metta al centro il diritto all’educazione, senza dimenticare l’aspetto di sostenibilità economica che deve essere ben presente quando si presentano modelli di daara alternativi; 
  • valorizzare la rete interna a Don Bosco, ovvero le relazioni con l’Oratorio, il Centro di Formazione Professionale, la Parrocchia;
  • continuare ed investire sulla dinamica di partenariato con le organizzazioni presenti al workshop, per creare una rete di attori sulla stessa linea d’onda, capace di portare avanti una metodologia comune ed integrata di lavoro.

Insomma, molta materia di riflessione per noi nei prossimi mesi. Ma questo non ci basta.

Per questo, a livello operativo, stiamo già facendo dei passi in avanti, considerando un intervento su due assi principali: la formazione di personale qualificato e il recupero degli ex-talibés. È infatti necessario sviluppare competenze specifiche nel lavoro con questo gruppo target, così come sostenere un mini-programma di formazione professionale ed inserimento lavorativo per dei giovani usciti dal circuito delle daaras, affinché possano imparare un mestiere ed essere sostenuti per un efficace reinserimento sociale e professionale.

Speriamo l’anno prossimo di ricordarci in modo ancor più convinto di questa festa.

Stefano Merante, operatore VIS in Senegal 

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