Verso il Nord: storia di un viaggio in Ghana

La strada bianca ti chiama sempre, ti invita a percorrerla fosse un semplice viottolo di campagna dove il tutto sembra cortese, fosse la rossa strada africana dove la polvere ti avvolge e ti conduce in un nuovo mondo. Spesso percorrendo queste strade africane la terra ed il cielo si confondono e quello che rimane è soltanto la purpurea e pulsante strada rossa che ti brama, ti rapisce e ti strappa via da tutto quello che può esserti famigliare. Il nostro viaggio verso il Nord del Ghana è iniziato nella regione centrale della Brong Ahafo Region per arrivarci si percorre un strada trafficata e piena di ostacoli; camion, persone, animali, dossi… l’attenzione alla guida deve essere sempre massima, purtroppo in questo ultimo viaggio, per evitare un incidente ho colpito un cane e credo che sia morto. La vita e la morte giungono sempre assieme, soprattutto in questo paese dove si festeggiano più i funerali che i matrimoni. La vita è un cerchio e se si ha questo concetto la morte non è la fine, ma solamente un nuovo inizio, solo l’intermittenza del dolore scandisce le nuove esistenze.

A Sunyani incontriamo vecchi amici, come Pope, il nostro fedele logista, che si barcamena nei mille modi che solo lui sa fare per sbarcare il lunario. Però la sua felicità e voglia di fare è sempre contagiosa e ci sprona a perseguire più ardentemente i progetti ed i risultati che ci prefiggiamo. La vita è dialogo, soprattutto dialogo, lo si capisce da questo lavoro. Senza ascoltare il prossimo qualsiasi progetto di cooperazione miseramente si può arenare, anzi addirittura neppure potrebbe avviarsi. Dallo sforzo che si fa ogni giorno ad ascoltare e comprendere l’altro che si diventa persone migliori e si possono realizzare azioni concrete ed efficaci per risolvere problematiche sociali, economiche e di sviluppo. Lo scontro perde il suo intriso vigore, perlomeno in questa terra settetrionale ghanese, dove il sorriso di un bambino vale ancora tanto, dona felicità. Stiamo entrando nella stagione delle piogge e la potenza dell’acqua rigenera e risveglia tutta la natura, un nuovo universo verde ci accoglie anche nella parte più settentrionale della Brong Ahafo Region, con Benson, amico e collega, ci dirigiamo verso la piccola cittadina di Kintampo, la pioggia ci fa da compagna durante le ricerche di campo che stiamo portando avanti per un nuovo progetto agricolo, appunto nel Nord del Ghana.

Un proverbio ghanese dice che bisogna essere elefante, leone ed aquila; elefante per avere la forza di affrontare i pericoli della foresta, leone per difendere noi stessi e le persone a cui vogliamo bene, infine aquila per avere una grande vista e saper scegliere la giusta direzione. E’ un proverbio antico, concepito per i Re dei regni Ashanti, forse poco adatto ai nostri tempi, ma lo sforzo che mettiamo nel cercare di scegliere la strada giusta e percorrerla fino alla fine, ha la stessa potenza evocativa. Per scegliere bene è importante osservare l’ambiente, chiedere, domandare ed ascoltare le persone che si incontrano sul nostro cammino. Per questo anche sotto la pioggia sferzante africana ci dirigiamo verso Nord per incontrare i nostri futuri partner, per condividere con loro idee e saper accogliere suggerimenti. Dirigendosi sempre più a settentrione, si entra nella savana, bassi alberi ed arbusti prendono il posto della foresta pluviale. Poi come per incanto compaiono i primi Baobab, i sovrani indiscussi della Savana. Alberi al rovescio, radici al posto dei rami, sembrano abbeverarsi direttamente dalle nuvole, cibandosi dei sogni di coloro che come noi, vagano in queste terre amene. Costeggiando i Baobab e sentendo sotto di te la rossa strada indomabile, il cuore accellera ed il pensiero si acquarella completamente con il paesaggio, rendendoti parte di un sogno africano che finirà al primo dosso che scuoterrà bruscamente l’auto. Arriviamo nel villaggio di Tatale alla sera. Guidare durante la notte diventa ancor più pericoloso, l’immensa oscurità cala come nera melassa di noi ed oltre ad evitare le buche bisogna anche evitare le numerose capre e pecore che si addormentano sulla strada per assaporare il calore che emana la strada dopo un giorno sotto il sole battente.

Il villaggio di Tatale è un minuscolo villaggio al confine con il Togo, l’unica attività economica e l’agricoltura di sussistenza, che serve solo a garantire un raccolto l’anno. Se il riscaldamento globale dovesse continuare a salire non ci sarebbe più neanche la possibilità di raccogliere questo raccolto annuo, la gente di Tatale sarebbe costretta ad emigrare. Il villaggio ci accoglie calorosamente e ci fa sentire a casa, Br. Francis, Fr. Nicodemus e John Mary – “The King of the Jungle”, i salesiani della comunità, ci scortano dovunque e ci preparano il terreno per gli incontri che servono per la nostra ricerca di campo. Esther, la nostra civilista, interagisce con i bambini dell’oratorio, viene letteralmente sommersa dalla loro curiosità ed affetto, anche per lei è un piccolo viaggio che le permette di calmierare la sua anima in cerca d’autore. La strada bianca ci richiama ancora, è tempo di tornare a Sud, verso l’Atlantico burrascoso. Miriadi di farfalle variopinte ci attraversano la strada e quando una di loro si schianta sul parabrezza, è come uccidere un sogno di un bambino.

Gianpaolo Gullotta - VIS Regional Project Manager, West Africa and Caribbean

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