Immigrazione in Europa, l'imbuto di Idomeni

Idomeni, il campo al confine tra Grecia e Macedonia, è ormai il simbolo di questa ondata di immigrazione in Europa. Al momento, ci vivono circa 12mila migranti e profughi che attendono ancora di poter continuare il viaggio verso l'Europa occidentale nonostante la chiusura delle frontiere lungo la rotta balcanica.

Una situazione al limite, in cui si diffonde sempre di più la paura epidemie. Negli ultimi giorni, infatti, a due persone è stata diagnosticata l'epatite A. Uno dei due malati e' una bambina siriana di nove anni, che è già in cura e in condizioni stabili. Anche l'altro paziente e' stato condotto in ospedale. Il rischio ora è proprio il contagio, viste le condizioni igienico sanitarie insostenibili. Al momento, comunque, si stanno adottando misure per cercare di scongiurare epidemie.

L'imbuto di Idomeni nasce dalla chiusura dei confini della totalità degli stati sulla rotta balcanica. I profughi, quindi, si ritrovano bloccati al confine. Nonostante i ripetuti appelli delle autorità greche, che invitano i migranti a lasciare il campo alla frontiera macedone offrendo sistemazioni in centri di accoglienza in Grecia con servizi e cibo a sufficienza, la stragrande maggioranza preferisce restare in attesa a Idomeni almeno fino al prossimo vertice Ue del 17 marzo, dal quale ci si attendono nuove decisioni sull'immigrazione in Europa.

OIM, OLTRE 100MILA ARRIVI NEL 2016

Dall'inizio dell'anno, sono stati oltre 100mila i migranti e i rifugiati sbarcati sulle coste del Vecchio Continente. A renderlo noto è il consueto rapporto mensile dell'Organizzazione internazionale per i migranti (Oim). La maggior parte degli arrivi (102mila persone) si sono concentrati sulle coste della Grecia, attraverso la cosiddetta rotta balcanica, che passa via mare dalla Turchia alla Grecia, per poi proseguire via terra attraverso la Macedonia, la Serbia e l’Ungheria. 

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