Immigrazione in Europa, cosa c’è da sapere sulla ‘giungla’ di Calais

Sta per essere sgomberato uno dei simboli dell’ultimo anno di immigrazione in Europa. Il tribunale amministrativo di Lille ha infatti dato il via libera all’ordinanza della prefettura che prevedere l’espulsione delle circa 3.400 persone accampate nella cosiddetta ‘giungla’ di Calais.

CHE COS’È LA ‘GIUNGLA’ DI CALAIS

Per capire di cosa stiamo parlando, però, è necessario fare un passo indietro. Calais è una città del Nord della Francia di circa 75.000 abitanti, che si affaccia direttamente sulle coste britanniche.

È qui che, nei primi mesi del 2015, all’inizio dell’emergenza immigrazione in Europa, è nata la ‘giungla’. Si tratta, anche se è difficile definirla con precisione, di un accampamento spontaneo nato sulle coste della Francia meridionale. Ci vivono, generalmente, i migranti che vogliono cercare la via dell’Inghilterra.

All’inizio, non c’era nulla. Né punti d’acqua, né elettricità. C’era solo un centro statale, aperto fino alle 19, che avrebbe dovuto garantire ai migranti i servizi necessari. Ora, la ‘giungla’ è un vero e proprio campo organizzato, con bagni chimici, qualche palo della luce e quattro punti d’acqua corrente, oltre a negozi, cinema e internet point. Ci hanno vissuto nell’ultimo anno, anche se non ci sono stime precise, circa 5.000 persone.

IL PRESENTE: GLI SGOMBERI E IL RISCHIO TENSIONI

Questa parentesi è necessaria per tornare a parlare del presente. La ‘giungla’ verrà sgomberata e la rivolta dei migranti è pronta a esplodere. “Non abbandoneremo le nostre postazioni”, hanno detto.

Già a gennaio, tra le 500 e le 700 persone sono state allontanate dall'area, spostate in un nuovo quartiere di container in un luogo non distante dalla 'giungla'.

IMMIGRAZIONE IN EUROPA, LE TENSIONI POLITICHE

La situazione di Calais è lo specchio dell’emergenza immigrazione in Europa. Ieri, a Vienna, i ministri di dieci Paesi (Albania, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia, oltre all’Austria) si sono incontrati nel vertice Austria-Balcani per decidere sulle misure da adottare per ridurre in flussi di migranti lungo la rotta balcanica. Senza, però, coinvolgere la Grecia.

Dal vertice, è emersa la decisione di un inasprimento dei controlli: soltanto i profughi "regolari" potranno passare, e dunque quelli con documenti falsi, inadatti o reputati non veri saranno respinti. La Grecia, rimasta fuori, ha lanciato l’allarme: “Non vogliamo diventare il Libano d’Europa”.

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