"Fermare la migrazione dal Niger con controlli militari è solo un'illusione"

Il 3 gennaio scorso il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha inaugurato l’ambasciata italiana a Niamey in Niger, la prima in tutto il Sahel. Congiuntamente è stato annunciato che il 40% di tutte le risorse economiche che l’Italia stanzierà per lo sviluppo del continente africano saranno destinate proprio al Niger. L’interesse dell’Italia nei confronti della Regione del Sahel è un’importante novità.

Di tutto questo Barbara Terenzi, Coordinator Human Rights & Advocacy Office del VIS, ne ha parlato con la radio della BBC World.

“La decisione del nostro Ministero degli Esteri ha il target sul traffico di esseri umani e sulla migrazione irregolare” – dice Barbara Terenzi – “Ma gli scopi della cooperazione sono altri: la promozione dello sviluppo, dei diritti umani e la riduzione delle ineguaglianze. Sicuramente la cooperazione non è uno strumento utile agli interventi militari o ai controlli di polizia”.

L’Italia si è impegnata a inviare nei prossimi anni 470 militari, dei quali 150 molto presto, al fine di formare le forze armate del Niger in particolare nella lotta contro il terrorismo e nel contrasto all’emigrazione irregolare.

“Dobbiamo fare un discorso sia nazionale che regionale, dove per regionale intendo l’UE. La migrazione non è vista come una risorsa magari da gestire all’interno di corridoi umanitari o fornendo ai migranti economici gli strumenti per accedere al nostro territorio senza infrangere la legge” – continua Barbara Terenzi – “È solo un’illusione pensare di poter fermare i movimenti delle popolazioni con controlli militari. E al momento lo scenario mondiale mi sembra un totalmente sbilanciato in tal senso”.

A questa situazione va aggiunto che in Italia il prossimo 4 marzo si recherà alle urne. “Certo questo è un elemento che dobbiamo considerare. L’impatto dell’immigrazione sull’Italia è consistente. Anche se molte persone che arrivano in Italia vogliono in realtà muoversi verso altri Paesi europei per ricongiungersi con i familiari. Per anni non si è riusciti condividere con gli altri Paesi europei la gestione dei flussi migratori. A questo va aggiunto che l’informazione non è trasparente” – aggiunge Barbara Terenzi – “Nonostante ciò il sentimento della popolazione nei confronti dei migranti non è corrotto dalla cattiva informazione.  Pensiamo ai numerosi esempi di generosità ai quali assistiamo nelle zone in cui i migranti arrivano”.

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