Dalla Nigeria alla strada. Le avevano detto che sarebbe stata felice

La povertà, la fame, la miseria. Le mani di un padre che mendicano il pane. Gli occhi di un figlio che chiedono un futuro. E poi un amico, un fidanzato, una vicina di casa. E delle parole piene di speranza, una proposta che offre un futuro.

Una meta lontana, una terra promessa. Tre sillabe tonde dentro la bocca di una giovane donna. Eu-ro-pa. E la sua voce sussurra, ma il suo cuore grida: salvezza.

LE HANNO DETTO: "SARAI FELICE"

Ti aiutiamo noi, ti portiamo lì”, le dicono. “Potrai lavorare, guadagnerai bene”. E ancora, “tante altre prima di te ce l'hanno fatta. Ora sono felici”.

Ora. Sono. Felici.

Parto, vado in Europa”. Ha paura, ma sorride alla vita. “Farò la parrucchiera, oppure la sarta. Guadagnerò dei soldi. Aiuterò la mai famiglia. E un giorno forse verranno da me. O tornerò io da loro. Si, tornerò da loro e comprerò una casa. La comprerò con i soldi che ho guadagnato. Perché farò la parrucchiera, laggiù in Europa. Oppure la sarta.

Lo ripete ogni notte, prima di dormire, mentre aspetta che l'amico, il fidanzato o la vicina di casa la venga a prendere. Si chiede come saranno i capelli delle donne bianche. Profumeranno di fiori? Si chiede come saranno i tessuti, le vesti. Avranno i colori dell'arcobaleno?

E continua a pensare ai capelli e alle vesti anche quando sta nuda e in ginocchio davanti a un sacerdote, vestita solo di terra e speranze. Ju-ju, lo chiamano in Africa. Un rituale sacro, un giuramento. Che è un modo come un altro per dire piume, ossa e sangue di animale all'interno di una capanna. Che è un modo come un altro per abusare della fede di una donna. Che è un modo come un altro per renderla schiava. Schiava dei trafficanti, e delle sue stesse paure.

Il patto, grosso modo, è questo: "ti portiamo in Europa, ti paghiamo il viaggio, ci restituirai i soldi lavorando. Come parrucchiera o come sarta, certo. Se non lo fai, gli spiriti a cui hai giurato fedeltà, uccideranno te o la tua famiglia. O entrambi." Parola di ju-ju.

LEI, CHE PROMETTE E NON SA

E lei promette, davanti al sacerdote mercenario e agli spiriti in cui crede. E quando parte non lo sa: non sa che il debito da ripagare sarà di più di 30.000€. Non sa che dovrà attraversare il deserto, la Libia e le sue prigioni, il mare. Rapita, venduta, torturata, umiliata.

E, arrivata in Europa, non ci sarà un negozio ad aspettarla. Ci sarà una strada. E i capelli saranno i suoi, afferrati e strappati da dieci, cento, mille uomini. E i tessuti, le vesti saranno quelle gettate ai piedi del sedile di un auto, nel gelo dell'inverno, nell'afa dell'estate.

No, quando parte, lei questo non lo sa. Non sa che sta lasciando l'inferno per l'inferno.

 

 

Questo accade in Nigeria, quasi ogni giorno, a migliaia di donne: nella speranza e nell'illusione di un futuro migliore, cadono vittima dei trafficanti di esseri umani. Questo accade li dove la migrazione irregolare prende il sopravvento. Questo accade perché la sete e la fame fanno credere a qualsiasi cosa.

Se non hai niente non hai niente da perdere, dicono. Eppure, queste donne non avevano niente. E su quella strada hanno perso tutto.


 

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