Cosa spinge i giovani ghanesi a lasciare la loro magnifica terra?

Quando sono arrivato a Sunyani, Regione Brong Ahafo – Ghana, nel Settembre 2012 non avevo assolutamente informazioni circa Emigrazioni clandestine e affini. Sapevo che in Ghana ci sono bambini sfruttati, pescatori di 10 – 12 anni, specialmente sul lago Volta. Avevo anche letto il libro di Pam Cope “Il paese dei bambini che sorridono” tradotto dall’originale inglese “Jantsen’s Gift” 2009 ed ero anche un po’ curioso di visitare quei posti, non troppo lontani da qui.

I due anni precedenti passati nel Centro Salesiano Domenico Savio a Tema New Tow, a 100 metri dall’oceano Atlantico, mi hanno aperto gli occhi su un fenomeno parallelo. Li ci sono molti ragazzi e ragazze adolescenti che a 12 – 14 anni sanno appena scrivere il loro nome ma a scuola non ci vanno perché devono aiutare le loro famiglie che sopravvivono affumicando il pesce. Il Ghana è tuttavia un paese in crescita con una discreta classe dirigente e buone prospettive di successo; ma il tempo è tiranno e troppa gente, troppi giovani non vedono ancora una via di uscita, un posto di lavoro, una, pur piccola, stabilità economico-finanziaria personale e familiare.

Dal 2016, un accurato sondaggio promosso dal VIS, nelle zone limitrofe Sunyani, ci ha permesso di identificare meglio il fenomeno della emigrazione di molti giovani /adulti verso l’Europa. Al mio paesino nativo in Piemonte ho conosciuto alcuni giovani Ghanesi peraltro molto stimati, volonterosi “hard working guys” ed onesti.C’è una domanda che mi frulla sempre nella mente: perché questi giovani vengono da noi?  Che cosa li “attira”, o che cosa li “spinge” a lasciare la loro terra (per altro “magnifica”) ed avventurarsi in viaggi costosissimi e rischiosissimi attraverso il deserto ed il mare? Che cosa abbiamo noi che loro non hanno, o non possono avere?

Nella mia generazione I miei nonni si sono avventurati verso l’America perché in Italia si faceva la fame e non c’era, o c’era pochissima speranza di un futuro migliore, anche a breve termine. Qui la storia si ripete e si ripete ancora. Il nostro mondo è ancora molto disuguale, ed è innegabile. Io sono missionario in Africa da appena 20 anni ma vedo questa disuguaglianza. Quando voglio farmi un Medical check up serio prendo e vengo a Torino; quando mi hanno aggredito e rotto la testa la Europe Assistance mi ha rimpatriato (allora ero in Nigeria) lasciandomi anche la scelta dell’ospedale. Qui il fratello più giovane di un mio Confratello Salesiano locale è prima entrato in dialisi e dopo tre mesi, per mancanza di soldi (la dialisi si paga volta per volta) è entrato in Paradiso!

Tutti conosciamo la legge dei vasi comunicanti o quella della corrente elettrica che “passa” perché c’è una “differenza di potenziale”. Ho l’impressione che il problema dei migranti finirà, o sarà ridottissimo solo quando il mondo sarà capace di ridurre drasticamente le disuguaglianze che ancora esistono. Ma il primo passo lo deve fare chi ha di più, lo dobbiamo fare noi del cosiddetto Primo Mondo.

di Ricky Kwadwo Racca SDB

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