Il viaggio di Aliou. Cosa significa scappare dal proprio Paese


L’estremismo islamico è spesso causa di migrazioni, più che effetto degli sbarchi in Europa. Aliou ha 17 anni, viene dal Senegal. È un ragazzo timido, lo sguardo basso di chi ha visto troppo e, quindi, fa fatica a fidarsi di chiunque.

Riusciamo a entrare in confidenza con lui, a farci raccontare la sua storia. Ci racconta perché è stato costretto a partire. “Ho avuto un problema a scuola – ci dice -. Eravamo a lezione ed è entrato un commando di estremisti islamici: ha ucciso tante persone, tanti ragazzi come me”.

La decisione di partire arriva poco dopo. Scappa prima in Gambia, ma torna poco dopo in Senegal. Da qui, intraprende un lungo viaggio della speranza che lo porta attraverso il Mali e il Niger, per poi arrivare in Libia, a Tripoli.

Ma è qui che le difficoltà si fanno più grandi. Appena arrivati a Tripoli, Aliou e il suo gruppo vengono presi e messi in prigione. “Ci hanno catturati subito. Per fortuna, un mio compagno è riuscito ad aprire una piccola finestra e siamo scappati. Una volta fuori, siamo partiti per l’Italia: avevamo i soldi da parte”.

Insieme alla barca di Aliou ne parte un’altra: non arriverà mai a destinazione. La polizia libica la ferma mentre sta lasciando il porto di Tripoli. Alcuni muoiono, tra cui uno dei migliori amici di Aliou.

“Sapete – ci dice, stavolta guardandoci negli occhi – penso che percorrere questa strada verso l’Europa sia troppo pericoloso. È meglio restare in Africa”.