L’appello di Ibrahim: “Fratelli africani, il viaggio verso l’Italia è troppo pericoloso”


Ibrahim, 17 anni, viene dal Senegal. I suoi occhi tradiscono la sua giovane età. È un adolescente che, però, ha un’esperienza di vita che lo ha reso più grande, maturo: il tempo, per lui, è come passato più in fretta.

Ibrahim ci racconta la sua storia senza soffermarsi sui particolari. Il ricordo è ancora troppo vivo. Ci dice che ha avuto un problema con il fratello della madre, che ha denunciato la sua famiglia alla Polizia. È stato costretto a scappare in Libia.

La Libia, nella sua idea, è un punto di arrivo. Ma non può essere così. “I libici non considerano le persone nere come esseri umani”, ci racconta. E quindi sceglie di intraprendere la via del mare. Una storia come tante.

Se sul viaggio Ibrahim rimane vago, sembra quasi voler dimenticare, ha le idee chiare su cosa dire ai suoi fratelli africani. “Restare in Africa, secondo me, è meglio di provare a venire in Italia – spiega -. Qui non c’è l’Eldorado, la vita non è facile come credevo”. Negli occhi c'è l'insicurezza di chi deve cominciare una nuova vita, lontano dalla sua terra, mai così rimpianta.